Primo settembre: mercato finito (purtroppo o per fortuna) e L'Aquila che chiude senza sussulti, senza quelle famose ciliegine sulla torta a cui la società aveva abituato i propri tifosi fino a qualche tempo fa.
Il ritorno di Maccarrone (forse il vero colpaccio del mercato) e Milicevic in prestito dal Pescara sono le “bombe” dell'ultim'ora. Qualche affare saltato last minute (leggasi Bulevardi, Esposito o Fiore e qualche under per completare la truppa di accesso ai contributi federali) e molti rimpianti per non essere riusciti a trovare nel corso dei mesi soluzioni per quei giocatori palesemente ai margini del progetto tecnico ma che, con i loro contratti pesanti provenienti dal passato, hanno influito sulle strategie in entrata. Il risultato è una squadra a tratti incompleta, in particolare nel reparto arretrato, che dovrà fronteggiare una stagione che, al momento, sembra apparire come un tappone di montagna per un velocista al giro d'Italia.
Già, la strategia. Com'è cambiata la strategia del sodalizio rossoblù nel giro di alcuni mesi. Dai milioni ed i proclami alla paura di spendere. Dalle figurine dello scorso anno, alle difficoltà a fare uno sforzo per arrivare persino ad un classe '95 per sistemare un reparto. Dalla sfrenata abbondanza, ai conti per non scontentare nessuno da dover mettere “fuori lista”.
Si sarebbe potuto agire in maniera diversa? Col senno di poi si può dire davvero ogni cosa. Ma prendere Bulevardi, puntare forte Esposito e un altro fuoriquota in difesa non sembrava roba da stropicciarsi gli occhi. Il resto dei giocatori sarebbe finito fuori dalla famosa lista da consegnare alla Lega per il campionato. Poco male.
Ma, forse, il problema è stato proprio questo. Si sarebbe potuto dare un segnale forte ad una piazza che ha vissuto gli ultimi mesi nell'incertezza del più classico dei silenzi della proprietà del club. Un segnale forte mettendo fuori quei giocatori che, forti del proprio potere contrattuale, hanno deciso di puntare i piedi rifiutando offerte e destinazioni di tutti rispetto per la categoria. Perna dice no a Ischia e Casertana, Triarico al Melfi sul filo di lana. Ma il segnale, infine, non è arrivato. Un'altra (discutibile) scelta di una società che per anni ha avallato ogni virgola dell'ex direttore tecnico e che oggi si trincera dietro il nuovo mantra del budget. Certo, si sarebbe trattato forse di un sacrificio economico, ma a tutto vantaggio del rafforzamento della squadra in un momento di palese difficoltà. Probabilmente stavolta si è persa la più grossa delle occasioni per sancire la grande svolta (e la grande crescita societaria) che in molti si auspicavano.
Il tutto in attesa di una penalizzazione in campionato che, anche alla luce della sentenza della Corte Federale d'appello, potrebbe annunciarsi dolorosissima. Insomma, ai tifosi non resta che sperare che il buon Battisti, con le poche risorse a disposizione, sia riuscito nel miracolo di allestire un gruppo di guerrieri pronti alla più dura delle battaglie.