Chiarezza, programmazione, riassetto societario, ruoli e competenze certe, guida tecnica. Il campionato dell'Aquila è terminato, ma le problematiche più importanti, a quanto pare, ancora non sono state affrontate. Le richieste fatte a gran voce dalla piazza negli ultimi mesi rimangono per il momento lettera morta. La proprietà, a parte qualche sporadica dichiarazione del vice presidente Mancini, risulta poco presente. Il presidente Chiodi è silente. Ed i tifosi, giustamente, mugugnano.
Certo, se per ogni decisione che il sodalizio del Complesso Gran Panorama si trova a dover prendere è necessario attendere che tutti i soci riescano a sedersi in assemblea attorno ad un tavolo (come affermato dallo stesso Mancini sui giornali), allora tutto diventa più complesso. Battute a parte, le questioni sono molte, e tutte “nodali”.
In questo momento a tenere banco ne sono due in particolare. La posizione del direttore dell'area tecnica Ercole Di Nicola, e la scelta del futuro allenatore rossoblu.
Per Di Nicola non dovrebbero esserci problemi. Vero che manca “l'ufficialità” di una sua conferma, ma le parole dello stesso DT e dei soci negli ultimi giorni sembrano non lasciare spazio a dubbi. Il direttorissimo avrebbe già presentato alla società un “piano” per la stagione che verrà. Tutto naturalmente dipenderà dal budget a disposizione, che, al momento, ancora non è stato stabilito, ma che sappiamo dovrebbe subire un ridimensionamento rispetto al passato. Quel che è certo è che Di Nicola ha già iniziato le “consultazioni” per la scelta dell'allenatore. I contatti con Cappellacci ci sono e vanno avanti.
Qui però arriva il primo bug. Mentre Ercole porta avanti il suo progetto, i timonieri, Mancini in testa, sulla carta stampata smentiscono e sminuiscono i suoi contatti, asserendo che il futuro mister potrebbe anche essere scelto da Chiodi e company, saltando così l'interprete deputato ad occuparsi di tali faccende. Curioso. Si conferma un dirigente, lo si fa lavorare, per poi tenere in scarsa considerazione il suo operato. Che fine ha fatto l'unità d'intenti, caratteristica necessaria per porre le basi di un progetto dotato di lungimiranza?
Ma non è la prima volta che nel capoluogo abruzzese accade un fatto simile. Basti pensare all'affaire Pagliari dello scorso anno. Un allenatore confermato ma mai realmente “blindato”. Tanto che, alle prime (prevedibili) difficoltà, coincise con gli scarsi risultati, venne esonerato.
La domanda sorge allora spontanea. Siamo certi che i rapporti tra la presidenza e l'area tecnica siano distesi? Non sarebbe opportuno far lavorare con la dovuta serenità chi è stato scelto per occuparsi di questioni di campo, invece che lasciarsi andare a siffatte dichiarazioni?
Il concreto rischio è quello di imbarcarsi su una tortuosa strada senza ritorno. Una strada già peraltro percorsa da questa società. Non si era detto che si sarebbe dovuto fare tesoro degli errori del passato?
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