Mancano ancora tre partite al termine del campionato di Lega Pro, ma la stagione dell'Aquila può dirsi già ampiamente conclusa. Nessun miracolo, nessuna rimonta, nessuno scatto d'orgoglio. Solo tanta amarezza e delusione nei confronti di una squadra e di una società che hanno prima illuso un'intera città con le parole e con qualche buona prestazione, salvo poi mostrare il volto della disfatta cadendo rovinosamente e non trovando mai la forza di rialzarsi per combattere.
Inutile da parte del mister, e forse anche un po' umiliante, snocciolare nel post partita di ieri i presunti dati positivi di una prestazione che nella realtà dei fatti non c'è mai stata. La verità è che Zavettieri avrebbe dovuto trovare il coraggio per fare ciò che la società non è stata in grado di fare già dopo la debacle di San Marino, ossia dimettersi. Non tanto per gli scarsi risultati ottenuti da gennaio fino ad oggi, ma perchè lo spogliatoio non è mai stato nelle sue mani. Anzi, il suo modo di gestire gli uomini ha forse solo peggiorato le cose. Appare ridicolo pensare ad un'potetica conferma dopo il fallimento a cui si è assistito. Così come appare paradossale credere di poter ripartire la prossima stagione da un gruppo di calciatori che, da un po' di anni a questa parte, da un certo punto in poi smette di correre e di lottare per la maglia. Ci vogliono ragazzi bravi ed affamati, capaci di sacrificarsi anche in mezzo alle difficoltà. Su 37 effettivi (già, la rosa dell'Aquila di quest'anno è composta proprio da 37 giocaori) quelli che si salvano possono essere contati sulle dita di una mano. Gente come Del Pinto, Perpetuini, De Francesco, Ceccarelli, Zaffagnini e Virdis sono molto più importanti e preziosi di tanti senatori, o presunti fenomeni, che nei momenti cardine non hanno la forza (o ancor peggio la voglia) di dare il massimo per raggiungere gli obiettivi.
Insomma, di lavoro per la società ce ne sarebbe davvero tanto in vista del prossimo futuro. Ma prima bisognerebbe schiarirsi le idee. Lo diciamo da tempo, pensare di andare avanti tirando a campare non permette lungimiranza nel mondo del calcio. Ci vogliono chiarezza, risorse certe e investimenti mirati. Senza rimanere in attesa di regali da parte dell'imprenditore di turno per colmare difficoltà di gestione e cali di entusiasmo. Se non si entra in questo ordine di idee è meglio alzarsi dalla poltrona e prendere la via d'uscita. La piazza è stufa e disamorata. L'Aquila meriterebbe molto di più.