Squadra allo sbando e obiettivi sempre più lontani. Sembra passato un secolo da quando L'Aquila raccoglieva punti ed applausi in giro per l'Italia. Ed invece è roba di pochi mesi fa.
Ma cosa è successo a quel giocattolo che appariva quasi perfetto agli occhi di tifosi ed addetti ai lavori? A dispetto di quanto in molti potrebbero pensare, i problemi non sono legati al pagamento delle spettanze nei riguardi dei calciatori. Stipendi, premi e rimborsi sono ok. Fino alla mensilità di gennaio tutto è stato regolarizzato. Nessuna pendenza dunque a turbare il gruppo.
Le problematiche sono altre e, forse, molto più pesanti e destabilizzanti di un assegno non corrisposto.
Una società che latita durante le settimane, salvo riapparire a mo' di fungo nei momenti che permettono maggiore visibilità – leggasi sfida contro il Teramo – insieme ad una gestione tecnica confusa e spacca-gruppo sarebbero alla base delle terribili prestazioni offerte in campo dai rossoblu.
Quello che si imputerebbe a mister Zavettieri sarebbero le enormi difficoltà nella gestione dello spogliatoio. Uno spogliatoio composto, soprattutto dopo la finestra di mercato di gennaio, da tante personalità forti che necessiterebbero di regole e certezze durante la settimana per permettere di arrivare al fischio di inizio di ogni gara con la dovuta grinta e serenità. Invece la squadra si sarebbe letteralmente sciolta in tanti piccoli gruppetti. E questo, nel calcio come in ogni ambito della vita, risulta essere oltremodo controproducente.
Cosa fare ora? Recuperare l'equilibrio appare davvero difficile. Guardare la classifica non aiuta. Tanti i punti di distacco dalla zona playoff. Non è una questione di “matematica”, ma di spirito, di testa. Per tornare a correre e per riconquistare la città, ancor prima dei risultati, serve senza dubbio una scossa.
Ed allora, a prescindere dalla sorte che verrà riservata a mister Zavettieri, in bilico tra una possibile ultima chance da concedere mercoledì con il Pontedera e un immediato esonero, viene in mente una soluzione. La società deve tornare ad essere protagonista, a far sentire la propria presenza ed il proprio entusiasmo, se ancora di questo si può parlare, a tutto l'ambiente. Ricominciare a stare vicina alla squadra, allo staff tecnico ed ai tifosi. Questo fungerebbe senza dubbio da collante tra le parti. Se poi si dovesse decidere di affidare la squadra ad un nuovo tecnico, appare chiaro che per risollevare le sorti di una stagione giunta sull'orlo del baratro ci voglia una persona forte. Una che non guardi in faccia nessuno. Che rimetta tutti in riga. Un sergente di ferro insomma.
Ma attenzione, se chi è al timone della barca non ricomincia in primis a mettere i piedi per terra, il salto nel vuoto è assicurato.