Certe vittorie nel calcio danno l'impressione di valere qualcosa in più dei semplici, ma pur sempre indispensabili, 3 punti messi in palio. Il successo per 2-1 di ieri dell'Aquila allo Zecchini di Grosseto contro i grifoni padroni di casa, oltre a rilanciare i sogni di gloria di tutto l'ambiente rossoblu, è arrivato nel momento più delicato e difficile di questa prima parte di stagione.
La sconfitta in casa con il fanalino di coda Pro Piacenza, condita in settimana dalle infinite e burrascose polemiche sull'opaca prestazione della squadra e da alcune pesanti insinuazioni sulle motivazioni dello scarso impegno da parte dei giocatori, aveva lasciato strascichi che sembravano difficili da superare da parte del gruppo. Ma L'Aquila è stata bravissima a fare quadrato, a ricompattarsi nel chiuso dello spogliatoio ed a ritrovare, grazie alla cultura del lavoro, la giusta grinta, le giuste motivazioni e la giusta mentalità per tornare ad esultare e per chiudere il 2014 dimostrando di essere ancora una delle grandi di questo torneo. E col Grosseto non era di certo una passeggiata. I maremmani, uno degli undici più in forma del girone in questo momento, venivano da quattro risutlati utili consecutivi e da tre vittorie in casa, e attendevano la sfida con i rossoblu come l'occasione per fare quel salto di qualità che li consacrasse definitivamente ai vertici della graduatoria. Ecco perchè questa vittoria, netta e meritata, può senz'altro rappresentare un punto di svolta della stagione.
La gara ha poi offerto alcuni spunti di riflessione quantomeno interessanti che danno l'opportunità di iniziare a tracciare i primi bilanci a ridosso della finestra dimercato di gennaio. Partiamo dalle note positive.
L'Aquila è una squadra che ha intrapreso, dal momento dell'arrivo in panchina di mister Zavettieri, un importante processo di crescita sotto il profilo del gioco, dell'approccio alle partite, della lettura di ogni fase dei 90 minuti, ma sopratutto della mentalità. Svanito l'atteggiamento delle prime giornate, in cui con Pagliari tendenzialmente si cercava di attendere l'avversario per poi colpirlo in velocità con le ripartenze, è subentrata la cultura di imporre il proprio credo calcistico, tentando di prendere in mano sin dalle prime battute il pallino del gioco per costruire azioni ed arrivare negli ultimi 16 metri cercando poi il guizzo degli attaccanti per determinare il risultato. Segnale indiscutibile di maturità di un gruppo che non teme nessun avversario e che ambisce a traguardi importanti.
Sui singoli inutile dire che Maccarrone, Corapi, Pedrelli, Triarico, Del Pinto, lo sfortunato Ceccarelli e lo straordinario Sandomenico, capocannoniere con 7 reti in 12 gare, hanno fatto un vero e proprio salto di qualità dal punto di vista dell'incisività, diventando determinanti in quasi tutte le uscite. Insieme a questi una nota di merito va data a capitan Pomante, sempre grintosissimo, a Zaffagnini, che ha superato alla grande il suo difficile momento di inizio stagione, a Zandrini, che a parte qualche uscita imprecisa sta dimostrando di avere grande personalità tra i pali, e a Karkalis, una vera sorpresa per duttilità e forza vista la sua giovanissima età.
Le note dolenti però ci sono. Se Pacilli dimostra una certa discontinuità di prestazione, passando da momenti esaltanti ad altri in cui sembra che ancora non si sia ambientato a pieno alla Lega Pro dopo l'ottimo campionato in B col Trapani dello scorso anno, a deludere le aspetative sono stati di certo Mancini, acquistato in estate per fare il trequartista e per dare quei colpi in più che fanno la differenza, che ha giocato poco e spesso male, ma soprattutto Raffaele Perna. L'attaccante campano ce l'ha messa davvero tutta in queste 18 giornate per provare ad essere il punto di riferimento li davanti. Ma il solo gol segnato contro la SPAL, le innumerevoli occasioni mancate clamorosamente davanti la porta, le difficoltà nei classici movimenti base della punta e l'essere quasi costantemente anticipato dai difensori avversari, segnano, purtroppo per lui e per la squadra, una bocciatura pressochè senza appello. Per ambire ai primi posti ci vuole certamente qualcosa di più “pesante” in quella posizione. E, fortunatamente per i tifosi, la società sta ampiamente lavorando sotto questo aspetto (leggasi l'arrivo di Virdis previsto già per domani).
A questo si aggiunge un deficit di struttura fisica della squadra da centrocampo in su, palesato nele gare contro formazioni che hanno in organico giocatori importanti dal punto di vista dei centrimeti e della stazza, e che ha fatto perdere qualche punto per strada.
Se il mercato riuscirà a regalare interpreti con le giuste caratteristiche, quelle che sono mancate fino ad oggi, oltre naturalmente ai primi “colpi” Virdis e Carini praticamente ufficializzati ieri da Di Nicola in sala stampa, allora i tifosi potranno stare tranquilli che L'Aquila vivrà un 2015 da assoluta protagonista. Sognare non costa nulla, no?