Le bestie nere, nel calcio, sono così. Quando le incontri, le tue giornate sono destinate ad essere nere. Ti illudono e poi ti strozzano l’urlo di gioia in gola. Ci puoi provare, riprovare e riprovare ancora. Ma la palla non entra. Il Pisa per L’Aquila è questo, una bestia nera. Al Fattori, negli ultimi dodici mesi, tre volte abbiamo assistito allo stesso copione. L’Aquila si impegna, corre, suda, crea. Ma, alla prima occasione, loro la buttano dentro. E al rientro negli spogliatoi rimane una grande amarezza. Per tutti. Per i giocatori, per il mister, per la società e per i tifosi. Questo sport funziona così. E’ spietato. Gli episodi sono fondamentali. Possono cambiare l’andamento non solo di un match, ma di un’intera stagione. Perché se al 23’ del primo tempo Perna, ben servito da Mancini in area, avesse centrato la porta invece che buttarla fuori, oppure Scrugli al 41’ avesse accollato meglio la palla, invece che “appoggiarla” a Pelagotti, e ancora se lo stesso portiere degli ospiti al 9’ della ripresa, sull’1-1, non avesse compiuto un vero e proprio miracolo di piede su gran botta di Sandomenico, così come dieci minuti dopo, ora forse staremmo commentando un risultato se non altro meno pesante di quello che si è concretizzato. Per non parlare dell’arbitraggio. Il gol annullato incredibilmente a Perna al 35’ della ripresa, poco dopo lo splendido e fortunato colpo di testa di Arma che aveva portato il Pisa sul 2-1, fa gridare allo scandalo. Così come, da quel momento, ha iniziato a gridare un Fattori imbestialito verso la terna arbitrale. Come a dire, se si fosse andati sul 2-2 chissà a quale finale avremmo assistito. E invece, da lì, è successo quello che non sarebbe mai dovuto succedere. L’Aquila è uscita dal match. Non ha avuto “La forza e l’intelligenza” (per citare Zavettieri in sala stampa) di rimanere in partita. E ad una squadra esperta come il Pisa non puoi concedere un simile regalo, perché ti castiga. Gente come Iori e Rachid Arma fanno la differenza e la buttano dentro. Eppure il tempo per recuperare c’era. Questo ha evidenziato il mister rossoblù nel classico incontro con la stampa di fine gara. Che non bisogna mai mollare, perché le partite finiscono al novantesimo. Così si cambia una mentalità, che oggi appare ancora un po’ distante da essere quella di un undici che si fa artefice del proprio destino. Bisogna essere più feroci nello sfruttare le occasioni che capitano, perché, a differenza degli avversari, davanti non si hanno giocatori come Arma, capace di toccare due palle e di mettere a segno altrettanti gol. Per carità, ieri Perna è sembrato essere più in palla rispetto alle prime nove gare. Ma deve ancora dimostrare di essere “spietato”. Ed allora bisogna continuare a lavorare, a migliorarsi. Perché la crescita vista in questo mese si compia del tutto. E questa squadra, sotto le attente mani di Nunzio Zavettieri, possa trasformarsi dal brutto anatroccolo di inizio stagione, in un cigno.