L'Aquila, che succede? La sconfitta di domenica contro il Monterotondo dei giovani, scesi inizialmente in campo con 5 fuoriquota, non è piaciuta all'ambiente, in primis al tecnico Epifani, che in sala stampa non le ha mandate a dire ai suoi.
Com'è maturato il ko? Aldilà degli errori dei singoli (lo svarione del giovane Raffaelli ci può stare e sarà stato ponderato dallo staff tecnico al momento della costruzione della squadra), è mancata quella cattiveria agonistica che una squadra costruita per competere nella corsa alla C dovrebbe avere nelle proprie corde.
Dal punto di vista tecnico, invece, il trainer ospite, Polverini, ha avuto il merito di bloccare le iniziative di Angiulli, l'unica fonte di gioco dei rossoblù, al quale ha riservato una marcatura a uomo messa in atto dal duo Gatti-Compagnone. Il primo è stato capace di partire da centrale difensivo per poi prendere in consegna il direttore d'orchestra aquilano. Nota di merito va estesa al tuttofare Manca (autore del 2-2), che sul binario mancino ha spesso costretto Lorenzoni a giocare sulla difensiva. Ma davanti a queste scelte tattiche, sono mancate le giuste contro mosse in casa aquilana. Servono forse nuove soluzioni a centrocampo ? Mister Epifani (che lo scorso anno ha avuto il merito di tirare dritto per la sua strada), che ben conosce la Serie D, è chiamato a dare risposte che domenica sono mancate e dovranno darne anche i giocatori. In primis Del Pinto, che può e deve fare di più, sia per il suo trascorso che per la sua caratura nella zona nevralgica del campo.
Davanti: Banegas e Bacio Terracino possono vantarli in pochi, fuori dubbio. I due esterni possono essere davvero i trascinatori dei rossoblù (il secondo anche nello stop di Chieti è stato tra i migliori) e domenica in 20 minuti lo hanno dimostrato, mettendo a ferro e fuoco la retroguardia laziale.
Ma anche loro hanno bisogno di palloni giocabili e se il metronomo del centrocampo è marcato ad uomo e gli altri in mediana non fanno la differenza, allora devono aiutare anche loro. Ma sta al tecnico dare le giuste indicazioni, in allenamento e anche in gara in corso.
Discorso inverso per Galesio; sull'attaccante sono piovute, anche fuori luogo, critiche circa la percentuale ralizzativa. Questione di modulo? Condizione fisica? Crediamo di no. La verità, ma non solo per lui, sta nella testa. O si affrontano le gare col coltello tra i denti (non vogliamo scomodare il numero uno del Casalbordino, Santoro, che ne ha fatto uno slogan) o la Serie D rischia di essere più dura del previsto.
Alternative: Carbonelli e Mastrone potrebbero essere le soluzioni, anche dall'inizio, in un sistema di rotazioni che alzerebbe il tasso di competività.
A beneficiarne sarebbe L'Aquila stessa. Il primo, lo ha dimostrato, è in ascesa, il secondo, anche a buon livelli, ha già calcato i campi di quarta serie. Perché non provare? Potrà sembrare un paradosso, ma Campobasso, molto probabilmente, arriva nel momento migliore. Servirà, però, un'Aquila (nella foto di Luca Pitone) diversa, soprattutto nell'approccio ed una migliore lettura della gara.