Siamo ormai arrivati alla fine del 2022 e in casa L’Aquila è tempo di fare il resoconto sull’anno che è stato. In realtà non è così semplice valutare l’annata appena passata: è stata negativa o positiva? Dipende dai punti di vista. Positiva sotto alcuni aspetti no, perché l’obiettivo nel 2022 era quello di vincere il campionato o comunque tornare in D e tale traguardo è sfumato anche quest’anno. L’Aquila addirittura è arrivata terza nella regular season, quindi ha ottenuto un piazzamento peggiore rispetto a quello della stagione 2020/2021 e nella fase nazionale della Coppa Italia (altro obiettivo che avrebbe portato alla Serie D) è uscita agli ottavi di finale. Però sotto altri aspetti il 2022 non può neanche essere considerato negativo come quello del 2021 che è stato un anno disastroso sotto tutti i punti di vista. Nel 2022 è stata vinta la Coppa Italia regionale che mancava dal 2009, sono stati vinti i play off abruzzesi e poi bisogna considerare anche parte della stagione 2022/2023 dove il club del capoluogo si è finalmente affermato laureandosi campione d’inverno conquistando inoltre per la seconda volta consecutiva la finale di Coppa Italia. Quindi si può certamente dire che nel 2022 sono state finalmente fissate basi solide per un 2023 che potrebbe regalare belle soddisfazioni. E allora facciamo un lungo passo indietro e ricostruiamo l’anno che è stato dall’inizio fino ad arrivare ai giorni nostri.
L’inizio dell’anno è come quello precedente: altalenante.
A fine 2021 dopo le dimissioni di Giampaolo reduce da un pesante k.o a Spoltore, sulla panchina rossoblù prende il suo posto Michele De Feudis che conclude la prima parte del torneo vincendo due gare contro il Capistrello e contro il Montesilvano. Si pensa che finalmente si sia arrivati ad un equilibrio producente e invece alla prima del nuovo anno, L’Aquila perde (un’altra volta!) al Petruzzi contro l’Angolana nell’andata di Coppa Italia. Nella stessa settimana c’è il ritorno e i rossoblù ribaltano il risultato conquistando il pass per la finale. Stabilità? Macché, il giorno dopo si dimette De Feudis. Sembra che ogni sciagura capiti solo nel capoluogo, della serie: ci manca solo che piove come si usa nel gergo. Ma a L’Aquila fa così freddo che non è che piove, inizia proprio a nevicare.
La gestione Lo Re
Al posto dello storico vice di Cappellacci, arriva Sergio Lo Re. Tecnico che in Eccellenza ha guidato in passato l’Amiternina e i Nerostellati. La sua gestione è stata giornalisticamente parlando stimolante, perché qualsiasi cosa succedesse nella settimana prima della conferenza prepartita era uno spunto per una domanda che il tecnico di Avezzano rispondeva senza troppi mezzi termini. In realtà anche gli stessi tifosi rossoblù il sabato non vedevano l’ora di cliccare la diretta sulla pagina dell’Aquila per sapere il pensiero o l’attacco di Lo Re. Questo aspetto vale la pena sottolinearlo perché la conferenza stampa da punto di debolezza diventa un punto di forza. Quando le cose andavano male, l’errore e lo strafalcione erano alla portata di mano. Con Lo Re le cose cambiano: la telecamera viene usata come un’arma. C’è qualcuno che dice qualcosa contro L’Aquila? Lo si attacca, anche se in alcuni casi ci può essere stato un eccesso come nel post L'Aquila-Taloro (ci arriveremo). Tornando a parlare più di campo, la gestione Lo Re può piacere per diversi motivi e può non piacere per altri, ma è un dato oggettivo che le cose cambiarono in positivo. Nel corso della stagione vennero prese scelte tecniche forti, un esempio chiudere i rapporti con Sparvoli o mettere sostanzialmente fuori rosa Loviso e Di Matteo durante le fasi play off. Una quadra era stata trovata, la squadra giocava un calcio aggressivo, creava e segnava tanto. Certo nel mese di marzo si sono persi un po’ di punti per strada, ma si giocava ogni tre giorni per via dei numerosi impegni che si erano accavallati. L’Aquila si classificò al terzo posto, anche se fu la squadra ad aver fatto più punti nel girone di ritorno. La seconda posizione ad un certo punto era stata anche raggiunta, peccato per il black out nel primo tempo al Ruggieri contro il Pontevomano, con L’Aquila sotto di tre gol che poi dopo una forte strillata reagì alla grande pareggiando per 3-3. Lì ci fu il controsorpasso del Giulianova che si laureò vicecampione d’Abruzzo, ma poco male per gli aquilani che mostrarono una forma strepitosa, battendo inoltre 6-0 lo Spoltore nell’ultima di campionato. Infatti, i successivi play off furono senza storia.
I play off e le “giornate magiche”
Le fasi eliminatorie mostrarono nuovamente la forza dei ragazzi di Lo Re che si imposero con una superiorità imbarazzante nei play off regionali domando la Torrese al Gran Sasso e poi anche il Giulianova all’Adriatico. Nella semifinale nazionale un altro successo clamoroso: 3-1 in Barbagia contro il Taloro Gavoi. In città si riviveva finalmente un entusiasmo incredibile. La piazza ci credeva e come dargli torto. Con una squadra che girava così come facevi a non sperare nella promozione? Lo stadio si riempiva sempre, il tifo era con la squadra: si era creata un’atmosfera da Italia ’90. Appunto…
Il giocattolo che si rompe proprio sul più bello
Dopo la vittoria in Sardegna la Serie D sembrava alla portata e invece il giocattolo perfetto si rompe proprio sul più bello, nella partita più inutile delle eliminatorie. Forte del 3-1 dell’andata, il ritorno al Gran Sasso sembrava essere una pura proforma. Addirittura, i padroni di casa erano avanti di due gol per un totale di 5-1. Poi accadde l’irreparabile. Sono in molti a pensare che il casus belli sia avvenuto sul fallo di Castro ai danni di Saurino che poi scatenò il parapiglia. In realtà la partita è stata incattivita prima, quando il Taloro portò la partita in pareggio. Rivedendo quell’incontro, la sensazione è che i sardi avessero indotto L’Aquila a pensare che quella fosse una gara secca, che tutto si giocasse in quei novanta minuti. Come se il possibile gol del 3-2 del Taloro potesse rovinare il pass per la finale che era stata già conquistata in pratica. Si era su un totale di 5-3, la zuffa è avvenuta a pochi istanti dal triplice fischio. Il problema non è stato quello che è accaduto, ma quello che si poteva evitare e che non è stato evitato. Anche il post gara era figlio di quanto successo nel finale con tre espulsioni per i rossoblù. Gli animi si innervosirono e anche la settimana successiva le scorie di quel 2-2 rimasero. “Pensiamo alla finale con il Chisola”, ma poi arriva la stangata del giudice sportivo che da cinque giornate a Scognamiglio. “Pensiamo a conquistare la D”, ma i battibecchi con il Taloro continuarono. Davanti ad un curva sud piena, arriva la sconfitta contro il Chisola per 2-0. La difesa è meno solida e i piemontesi stanno davvero bene in campo. Al ritorno a Vinovo finisce il sogno che sembrava essere quasi diventato realtà. Di quel malinconico 19 giugno c’è davvero poco da dire: la squadra fa l’impossibile, tra infortunati, squalificati e gente a mezzo servizio. Il cuore oltre l’ostacolo non bastò, perché finì 1-1.
L’arrivo di Di Giovanni e di Epifani
Nonostante il triste epilogo, meritocraticamente c’erano i presupposti per una permanenza di Lo Re in panchina anche per la stagione 22/23. L’arrivo in società di Salvatore Di Giovanni cambiò tutto, perché alla guida dei rossoblù arrivò Massimo Epifani, tecnico molto legato al proprietario della Decar che lo volle a San Nicolò e a Notaresco. Tuttavia, la cosa fondamentale era il nuovo progetto tecnico. Per fare un esempio anche Bolzan nel 2021 meritava la permanenza a L’Aquila per quanto fatto, però se la società aveva intenzione di costruire un qualcosa di nuovo e di importante era legittimo. Il problema è che quell’estate non ci fu unità di intenti per la formazione della rosa e l’organico si rilevò lacunoso. Nel 2022 invece l’unità di intenti c’è stata e infatti la squadra ha girato. L’Aquila si è affermata, visto che è in testa alla classifica essendo tra l’altro il secondo miglior attacco e la miglior difesa della stagione. Le cose non iniziarono benissimo visto il k.o di Giulianova e il pari contro la Torrese, con gli uomini di Epifani già a -5.
La svolta e la profezia di Durastante
Il periodo della svolta va dai minuti di recupero di L’Aquila Torrese, fino al pregara di Montesilvano-L’Aquila. Sotto di un gol e di un uomo, la formazione aquilana segnò il gol dell’1-1 con Santirocco. Poi nel pregara contro il Montesilvano, si chiese se la partita contro gli adriatici fosse da dentro o fuori per lo staff tecnico. A parlare l’allenatore in seconda Luigi Durastante che fu categorico: “Noi andiamo a Montesilvano, vinciamo e poi torniamo a L’Aquila”. Andò così, i rossoblù non persero più una partita e da un -5 ora si trovano a +2 dal Giulianova. Il cambio di modulo dal 4-3-3 al 4-2-3-1 ha sortito gli effetti sperati. Cassese non ha fatto rimpiangere l’addio di Scognamiglio, anzi. Brunetti che ora è il capitano sta facendo emergere tutta la sua leadership. Bellardinelli e Tavoni hanno grande personalità, il centrocampo è solido con Diarra, qualitativo con Corticchia e Carbonelli, duttile con Massetti. Marchionni è un’ala che trova facilmente la via del gol e si è solidali ai terzini sinistri che ogni volta si ritrovano Sarritzu avversario. In attacco c’è ampia scelta con Alessandro, Shiba e Santirocco. Anche dal mercato di riparazione si intuisce il buon lavoro fatto durante l’estate. Sono arrivati 3 giocatori e ne sono partiti due, mentre nel dicembre del 2021 andarono via in 9 e ne arrivarono altrettanti.
Le ultime giornate
La premessa è che si tratta di un appunto, non di un attacco perché c’è poco da attaccare. Si ricorda che all’interno del Gran Sasso ci sono due aree per la stampa dedicate a due grandi giornalisti del calcio aquilano: la sala conferenze a Franco Giancarli e la cabina stampa ad Alessandro Orsini. Due firme intramontabili e inarrivabili che quando c’era da lodare, lodavano e quando c’era da criticare, criticavano. Quindi è giusto analizzare costruttivamente ciò che è andato bene e ciò che è da rivedere. Nelle ultime quattro partite contro Il Delfino, l’Ortona, il Nereto e il Sambuceto, la formazione rossoblù non è riuscita a segnare nei primi quarantacinque minuti. Con Ortona e Nereto è andata bene, mentre contro Il Delfino e contro il Sambuceto sono avvenuti due pareggi. Contro i pescaresi e i viola, si è discusso molto degli episodi arbitrali a sfavore e nell’ultimo post match, è emerso qualche malumore. Forse la sosta natalizia è arrivata giusto in tempo per ritrovare la giusta serenità e pensare alla sfida contro il Giulianova dell’8 gennaio in maniera tranquilla.