È lontano dal rettangolo verde da un anno e mezzo. Gli affari vanno a gonfie vele e ce lo immaginiamo un po’ come Rocky a fine carriera che nel suo ristorante di Philadelphia racconta aneddoti su Apollo Creed o Clubber Lang. Di aneddoti Andrea Sciarra ne avrebbe tanti da raccontare. Ex tecnico di Oratoriana, Valle Aterno Fossa, Atletico Preturo (con cui vinse un campionato di Seconda Categoria) e Moro Paganica, Sciarra dal settembre del 2018 iniziò la sua avventura come tecnico in seconda affiancando Roberto Cappellacci a L’Aquila. Con il tecnico di Tortoreto Sciarra vinse un campionato di Prima Categoria e un campionato di Promozione, poi le dimissioni dopo il pareggio contro il Capistrello (prossimo avversario dei rossoblù). Era l’Eccellenza a sette squadre, L’Aquila nel campionato precedentemente archiviato era in testa alla classifica assieme a Il Delfino Flacco Porto. Poi la sospensione per la seconda ondata della pandemia e il ritorno in campo ad aprile nel mini torneo. Di questo e più in generale del calcio dilettantistico abruzzese, abbiamo parlato proprio con l’ex vice Cappellacci.
Mister con tutti questi impegni hai ancora tempo di pensare al calcio?
Devo essere sincero: purtroppo no. Dopo l’esperienza stupenda a L’Aquila al fianco di Roberto, già avevo deciso che quell’anno sarebbe stato l’ultimo da allenatore. Ovviamente speravo nella vittoria del campionato di Eccellenza, ma va bene così.
Quindi non hai più voglia di tornare a guidare una formazione e magari da tecnico in prima?
Non è una questione di voglia, ma una questione di tempo. A me da allenatore piaceva dare il 100%, cosa che ho dato in tutte le formazioni da me allenate. Purtroppo, gli impegni del ristorante sono diventati inconciliabili con la carriera da allenatore. Certo rimango un appassionato, questo non lo nascondo. Quando vengono giocatori allenati da me al ristorante è un piacere parlare di calcio. Ma ormai ho intrapreso una strada diversa.
La tua ultima partita è stata quella di Capistrello, se si dovesse ripetere tu e il tecnico di Tortoreto che cosa cambiereste?
Quando partimmo per il mini torneo era cambiato qualcosa nell’equilibro spogliatoio. A settembre vi era la perfezione, poi quando tornammo non avevamo più il polso della situazione. Nei due giorni tra il derby con l’Avezzano e la sfida di Capistrello la vedevamo diversa su ogni cosa. Ci tengo però a precisare che non è vero che la squadra ha giocato contro di noi. Il problema è che non si era creata la giusta alchimia, c’era tanto individualismo. Poi quella era una partita che sulla carta sembrava abbordabile e quindi si pensava di poterla vincere con la forza del singolo.
Che cosa è andato storto quando si è tornati a giocare ad aprile, rispetto al campionato di eccellenza a 20?
Si era rotto qualcosa, probabilmente giocatori acquistati per la causa si addicevano poco al nostro modo di giocare. Da qui nacquero una serie di situazioni che non fecero bene all’ambiente. Ci è dispiaciuto andare via non avendo mai perso. Però con alcuni giocatori ancora ci sentiamo, segno che il rapporto è rimasto buono.
Quest’anno invece, pensi che per L’Aquila sia l’anno giusto?
Sono convinto di si. Ho avuto modo di conoscere Epifani, la squadra è molto forte e ben allenata. I nuovi ingressi societari hanno portato ulteriore serietà e adesso c’è chi capisce di calcio e chi si occupa di amministrare il club e lo fa benissimo.
In Promozione invece, te lo aspettavi questo exploit del San Benedetto?
Il San Benedetto ha una piazza che può trascinare, ha una squadra forte di categoria con un Catalli ciliegina sulla torta che in Promozione fa la differenza. Piace molto come allenatore Berardino Di Genova e vedo alchimia tra società, squadra e tifosi. Questo entusiasmo che si respira può essere l’arma in più per imporsi sulle altre avversarie.
In Prima sarà lotta a due tra Barisciano e Ortigia?
Porto rispetto per l’Ortigia, ma credo che la Virtus Barisciano sia nettamente la squadra più forte del campionato. È una formazione di grande qualità e con una rosa molto folta, conto che possa farcela a vincere il campionato.
Tornando a parlare di te e di Cappellacci, la tua collaborazione con lui è stata costruttiva per lo Sciarra allenatore?
Sicuramente, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere. Si creò un rapporto di amicizia, diventammo come fratelli. Il 70% di quello che so lo devo a lui: cose che prime non notavo adesso ci faccio caso. Soprattutto è una persona con grandi valori che non abbassa mai la testa, un onore averlo conosciuto.