Il calciatore dilettante solitamente è colui che come attività prevalente studia o lavora. Va da sé che le sedute di allenamento saranno numericamente inferiori rispetto ad un calciatore professionista che ne svolge 8/9 settimanali. L’allenatore pretende, quindi, dal calciatore un impegno proporzionale alla categoria in cui milita. Paradossalmente è molto più facile allenare un calciatore professionista che un calciatore dilettante.
Il tempo di allenamento che si ha a disposizione con un calciatore professionista, permette di programmare gli addestramenti e di proporli costantemente. Il ruolo di preparatore dei portieri nelle categorie dilettantistiche, è condizionato anche dall’allenatore della squadra, il quale giustamente pretenderà che il portiere si alleni anche con gli altri; c’è quindi bisogno di una buona dose di collaborazione nella divisione dei tempi di allenamento. Il portiere “dilettante” (di II e III categoria) sosterrà, perciò, esercizi brevi i cui saranno proposte le principali esercitazioni che comprenderanno, accorpate: la velocità, l’abilità, la resistenza (in misura inferiore), la forza e l’elevazione in un lasso di tempo relativamente breve. Quindi un esercizio completo che comprenderà “basso, mezz’altezza, alto” da ripetere alternativamente con aggiunta di capriole, ostacoli e cerchi, il tutto di breve durata ad alta intensità.
Voglio ricordare che questa è la mia opinione e rispecchia il mio modo di lavorare con i portieri che concludono svagandosi, una giornata di lavoro o di studio, mai dimenticando che il ruolo che ricoprono è e sarà sempre il “più bello”.
MAURO LAURI