Tiene banco in queste ore il clamoroso "scambio di campionati" tra Giulianova e Nereto. Una vicenda a dir poco clamorosa, che ha lasciato tanti punti interrogativi specialmente tra gli addetti ai lavori. Personalmente non ho mai avuto grande ammirazione per questo tipo di "operazioni". Innanzitutto perchè non mi piace che una realtà sparisca per farne posto ad un altra, poi perchè trovo veramente ingiusto che dal nulla, alcune determinate società si ritrovino in categorie dove non hanno fatto praticamente nulla per arrivarci, se non convincere l'imprenditore di turno.
Vincere sul campo, contro gli avversari, sarebbe qualcosa di veramente bello e onorevole, no di certo "tifare" perchè ti arriva la serie D dal cielo. Andiamo con ordine, Filippo Di Antonio "cancella" la Virtus Teramo e decide di trasferire armi e bagagli in quel di Nereto. La piazza vibratiana è fuori dal calcio che conta da tantissimi anni (Ultimo anno di Eccellenza nella stagione 99-2000), e quando si vede arrivare il costruttore giuliese gli si spalancano le porte come il salvatore della patria. Passano due anni e il Covid sappiamo tutti cosa combina. Lo scorso anno nonostante le criticità lo stesso Di Antonio decide di iscrivere la squadra all'ultimo momento, ma la pandemia non si arresta e il Nereto decide di non riprendere la stagione regolare.
Il patron rossoblù lamenta la scarsità di aiuti dalla cittadinanza e dall'impreditoria locale e questa volta fa sul serio, cedendo al miglior offerente. L'acquirente si chiama Alessandro Mucciconi che come noto aveva già provato a rilevare il Real Giulianova, ma i bilanci non sono del tutto chiari e si è tirato indietro. Adesso c'è un'opportunità e la coglie al volo creando di fatto la ASD Giulianova. Nella città adriatica c'è un senso di smarrimento, per chi si fa il tifo ?!?! Per il giuliese doc Mucciconi che però giocherà in Eccellenza, o per il Real di Luciano Bartolini che tra mille difficoltà e soprattutto incognite, sta mandando avanti la baracca in serie D ?!. Il dilemma lo risolve proprio quest'ultimo che con un gesto senza precedenti nella storia del calcio giuliese, decidendo di "portarsi" via la squadra. Si tratta per portare la serie D a Martinsicuro, ma nella città di confine sono ancora scottati dal fallimento di tre anni fa e decidono di non rifare il passo più lungo della gamba.
A quel punto la sedotta e abbandonata Nereto, decide di mettersi il vestito migliore e sedurre le velleità calcistiche di Bartolini, che attratto dalle promesse fatte, si lascia corteggiare e riporta la serie D in terra vibratiana a distanza di ben ventuno anni. Un vero e proprio coup de teatre che lascia allibita Giulianova, ed esalta la piazza neretese che dal nulla si ritrova nel massimo campionato dilettantistico.
Verrebbe da dire tante cose, ma onestamente negli ultimi anni nel panorama calcistico abruzzese, abbiamo assistito a operazioni di questo tipo, personalmente non mi piacciono, ma se le regole lo consentono allora è giusto farle. Certamente alcuni protagonisti non ne escono benissimo. Sono sempre dell'idea che se entri nel mondo del calcio bisogna farlo con coscienza ma soprattutto consapevolezza dei propri mezzi, economici e non. Sarebbe più logico partire dal basso, costruire qualcosa che poi nel tempo possa durare e attirare altre figure che possono far crescere una società di calcio. In caso contrario con il fare questo tipo di operazioni, si pensa che il calcio sia solo un interesse anzichè una vera e propria passione, e a volte non andiamo tanto lontano dalla realtà dei fatti.
L'augurio mio personale è che situazioni come queste non ne accadano più, perchè il calcio dilettantistico deve essere pura passione, senza secondi fini e senza andare a far sparire delle realtà per farne posto ad altre, che poi nel giro di pochi anni spariscono di nuovo. Tutto questo è veramente ingiusto e per certi versi assurdo.
Nota a margine: Non era mai successo nella storia del calcio teramano che una squadra di Teramo diventasse nel giro di pochi anni una squadra di Giulianova....per la serie si è rotto il campanile, speriamo non si rompa anche il pallone perchè altrimenti sarebbe grave.
Marco Tancredi