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Lanciano calcio: la farsa non ha più fine

Sembra non avere più fine ciò che sta succedendo al Lanciano calcio. Domenica, subito dopo la pesante sconfitta rimediata in casa della Delfino Flacco Porto, nuove clamorose dichiarazioni, questa volta della presidentessa Cristina Chiaretti, che tirano in ballo la presunta proprietà americana, i rapporti con Max Pincione e la situazione della società ormai letteralmente sgretolata. Parole che onestamente ci risultano di difficile se non infima credibilità.

Il gruppo americano BelgioCoGroup di tal Glenn Roberts (sembra il nome di un poliziotto di qualche serial a stelle e strisce), che dagli Stati Uniti d'America si mette in testa di comprare una realtà disastrata, abbandonata e priva persino di elementari figure chiave. Una società che non gioca in serie A o in serie B bensì in Eccellenza, ultima in un campionato a sette squadre dove non si ha la minima idea di cosa può succedere il giorno dopo. Un gruppo di dirigenti orfano di un addetto stampa che è andato via, del segretario Giampaolo Gorelli che è tornato in Toscana per gravi motivi personali e dove non si ha più traccia del direttore generale Fabio Sguerzo, che ai tifosi fece vedere dei bonifici e promise la serie C e che oggi è sparito dalla circolazione. Il direttore sportivo Gianmarco Capoccia (presentato come astro nascente dei manager calcistici italiani) si disse convinto di aver costruito una squadra forte, ma Covid a parte, i risultati non sono soddisfacenti e le colpe se le prende tutte, senza dimenticare l'addio del preparatore Feliciano De Blasi, annunciato come grande uomo di sport, ma poi rimasto per quanto tempo nel castello di carta?

Un quadro desolante e mortificante per una realtà che "solo" cinque anni fa militava in serie B. L'ex vicepresidente Claudio Alluni è dimissionario, ma stando a quanto riferito dalla stessa presidentessa continua ancora ad operare, e rilascia interviste dove parla di Max Pincione come semplice mediatore della trattativa con gli americani. Non pare che sia così perchè proprio ieri, la Chiaretti ha spiegato di avere diffidenza nei confronti dell'imprenditore italo-americano, definito socio della BelgioCo, che nel 2008 diventò presidente del Pescara e promise uno stadio da quarantamila posti e addirittura la Champions League. Per la cronaca il Pescara fallì.

Parole, parole, parole e ancora tante parole dette da personaggi che sin dal primo giorno, non hanno mai convinto la città frentana, e non hanno mai dato prove di serietà e trasparenza. Qualità di cui ha bisogno una squadra che purtroppo è stata decimata dal Covid, ma che ha gravi carenze tecniche con il tecnico Peppino Di Pasquale, che a chiare lettere ha fatto capire di volersi concentrare solo ed esclusivamente su quello che succede in campo.

Un quadro che obiettivamente mortifica una piazza, che per anni è stata modello non solo in Abruzzo ma anche in tutta Italia. Una situazione logorante che ieri è stata ribadita per l'ennesima volta al cospetto di microfoni che anzichè provare a far luce sulla vicenda la prendono a ridere, con buona pace degli interessi del tifoso lancianese, ovvero di colui che ama i colori rossoneri (a proposito, gli abbracci sarebbero da evitare, specie davanti a delle telecamere, stando a norme e direttive).

A questo punto viene da chiedersi....ma perchè continuare questo circo? Il presidente del comitato regionale Ezio Memmo lancianese doc, non dovrebbe chiedere quanto meno chiarezza al Lanciano calcio? Anche per tutelare quelle altre realtà che fanno salti mortali per comportarsi in maniera limpida e nel rispetto totale di quelle leggi scritte e non che una società di calcio dovrebbe rispettare.

Marco Tancredi