“Caro amico non con la costrizione dovrai formare i fanciulli, ma con il gioco”. Queste sono parole del grande filosofo greco Platone. E circa 1900 anni dopo ad una domanda nella quale si chiedeva cosa è utile per stare bene, Freud rispondeva così: “per stare bene bisogna essere capaci di amare, lavorare e….giocare”
Prendendo spunto dalle parole di questi due grandi personaggi voglio fare una riflessione su quanto sia importante il gioco per la formazione del bambino; siccome anche il calcio, prima di essere uno sport è un gioco, è fondamentale che gli istruttori e gli allenatori dei settori giovanili sviluppino questo aspetto prima degli altri.
Specialmente nei primi anni delle scuole calcio, l’aspetto ludico deve essere prevalente; i bambini devono poter giocare e divertirsi, senza dover subire pressioni, rimproveri bruschi dopo un errore commesso; rimproveri che potrebbero mettere in difficoltà il bambino nei confronti dei suoi compagni di giochi; il bambino deve essere libero di poter sbagliare; il bravo istruttore, partendo dall’errore, riuscirà a dare i consigli giusti al bambino per poter trovare da solo la soluzione (metodo induttivo)
Questa mia osservazione potrebbe sembrare scontata, ma non è così: ci sono allenatori, per fortuna non sono molti, per i quali è più importante il risultato, la vittoria, per potersi vantare di essere bravi; per non parlare dei genitori, i quali pensano al loro figlio come un campione e già dal primo allenamento immaginano chissà quale carriera per il loro bambino, caricandolo così di ansia e responsabilità che il bambino stesso non è in grado e non deve sopportare.
Voglio farvi una domanda: quanti sono i genitori che dopo un allenamento, tornando a casa con il figlio gli chiedono se si è divertito? Credo molto pochi: le domande sono altre: la tua squadra ha vinto? Hai fatto gol? Ti sei fatto notare dal mister? Il mister ha detto che sei bravo?. Ecco, credo che questo sia un approccio sbagliato: nostro figlio ha il diritto di non essere un campione, ha il diritto di divertirsi e di giocare in un ambiente sano con mezzi e strumenti adeguati; ha il diritto ad avere un istruttore formato e qualificato che abbia come primo obiettivo la crescita e la maturazione del bambino stesso, che faccia questo mestiere per passione e non perché ha ambizione di carriera: con i bambini questo non è possibile, non è giusto; il mio consiglio a questi tipi di allenatore è quello di abbandonare immediatamente il settore giovanile; a chi invece resta, il consiglio è quello mantenersi in costante aggiornamento, di seguire i corsi che la federazione mette a disposizione, di confrontarsi con gli altri; con il confronto si impara e si cresce.
Una ricerca della FIGC di qualche anno fa ha evidenziato che su 100.000 bambini che iniziano a giocare a calcio in un settore giovanile, soltanto 1 arriva in serie A: ecco, a noi istruttori di scuola calcio interessano anche gli altri 99.999, perché se è vero che non arriveranno mai a giocare nella massima serie un giorno saranno uomini, padri di famiglia e dovranno ricordarsi piacevolmente di quando, da bambini, giocavano a calcio.
E’vero che ci sono anche altri aspetti molto importati quali quelli delle capacità motorie e coordinative che i bambini di oggi hanno meno possibilità di sviluppare rispetto a quando ero bambino io; credo però che un bravo istruttore saprà farle migliorarle sempre attraverso il gioco.
Non esiste una strada verso la felicità; la felicità è la strada, quindi il gioco: e noi allora lasciamo giocare e facciamo divertire i bambini che ci vengono affidati: il loro sorriso sarà per noi la più bella ricompensa del nostro lavoro.
Concludo con un forte in bocca al lupo a tutti quegli allenatori che stanno per iniziare la nuova stagione con il loro ragazzi; in particolare agli istruttori delle scuole calcio del nostro comprensorio, colpito dal sisma del 6 aprile, dove, dopo 4 anni, ancora mancano spazi e luoghi di aggregazione e dove spesso il campo di calcio è l’unico modo per poter incontrare altri bambini e giocare insieme; il compito che li attende è ancora più gravoso, ma, proprio per questo, molto più gratificante.
Vi auguro, di cuore, un anno ricco di serenità e soddisfazioni….naturalmente giocando.
Adolfo Scimia
Allenatore di base Uefa B