“Posto che da questo momento la proprietà è pronta a lasciare il passo, dico subito che non siamo disposti a fare passi nel buio. L’idea di ripartire da campionati minori non la posso accettare – ha dichiarato Massimo Cialente ai microfoni di Laqtv sulla delicata situazione societaria che interessa L’Aquila calcio - Da questo momento se vi sono gruppi o imprenditori seri, costanti e raccomandabili con un progetto vero, sono certo che se si faranno avanti potranno prendere la società per il suo rilancio”.
Parole sante per le orecchie dei tifosi rossoblu. E pare che Cialente i primi contatti abbia effettivamente iniziato a tesserli, anche grazie al prezioso lavoro dei rappresentanti del Trust L’Aquila Mè.
Ad ogni modo, a scanso di equivoci, giova ricordare qualcosa in questa fase introduttiva:
la società, contrariamente a quanto sta cercando di insinuare qualcuno (forse per farsi rispondere che non è possibile), non va ceduta all’ente comunale formalmente. In questo senso nessuno ha mai chiesto un passaggio delle quote dagli attuali proprietari ad un ente pubblico. Insomma, quando si parla di riconsegnare il club nelle mani del sindaco, significa rinunciare a trattare in prima persona la cessione del club affidandola invece al primo cittadino, a cui spetterà il compito di individuare una nuova proprietà.
Il nodo della trattativa che necessariamente si dovrà intavolare sarà eminentemente quello dei debiti. Che si aggirano su una milionata, come confermato dall’ ad Ranucci nella trasmissione Lega Pro e Dintorni di Rete8, salvo approfondimenti del caso. E’ ovvio che gli uscenti punteranno a strappare le condizioni di uscita migliori possibili. Così come è ovvio che gli entranti, come prima condizione, diranno qualcosa del tipo: “Noi rispondiamo per le gestioni future, non per i debiti pregressi”. Legittimo dunque anche provare a trovare un punto d’incontro, ma chi esce ha sempre affermato che avrebbe onorato i propri debiti pur di facilitare l’arrivo di una nuova proprietà. E in questo il sindaco dovrà giocare un ruolo forte e di garanzia, perché altrimenti ogni contatto potrebbe essere vanificato da richieste contrarie o diverse dalle promesse richiamate.
Quanto al sindaco, appunto, un’ultima indicazione: la recente esperienza insegna che cordate allestite chiedendo “l’obolo da ricostruzione” sono un’esperienza fallimentare, se non c’è qualcuno di competente e appassionato al loro comando. Perciò il mondo imprenditoriale va sondato anche all’esterno del circuito della ricostruzione e, perché no, al di fuori del contado. Partendo magari da qualcuno che abbia la struttura per garantire, anche da solo, solidità economica. Senza preclusioni di sorta, però, perché ciò che si dovrà valutare sarà soprattutto un progetto sportivo finalmente all’altezza del Capoluogo d’Abruzzo.