Alla fine vince la linea Ranucci – Aureli e paga per tutti Alessandro Battisti. Un coup de theatre autentico, dopo le insistenti voci sull’imminente esonero di Morgia circolate nella mattinata di ieri. Una decisione sorprendente e sottile, dalla quale emerge una logica affilata.
Colpire il più debole per arrivare a qualcun altro. D’altronde quello del capro espiatorio è sempre stato un cliché della storia recente del club. Gettare la croce su qualcuno per sviare l’attenzione da problemi che minano le basi per poter programmare e fare calcio, insomma, è sempre stata una tattica ben attuata a L'Aquila. Contrariamente alla quale andrebbero piuttosto ricostruite le responsabilità di tutti, analizzando come i vuoti di potere (prima tentacolarmente riempiti da EDN) lasciati dalla proprietà oggi siano diventati dei potentati ai cui signorotti viene lasciata la potestà di metter bocca su tutto.
Per niente coraggiosa, dicevamo, la scelta di ieri va a cogliere chi ha portato all’Aquila Morgia ed il suo progetto tecnico. Ma se in discussione era il progetto tecnico ed i risultati del campo, perché non assumersi le responsabilità e cacciare Morgia stesso?
La mancanza di comunicazione non aiuta a capire i perché, ma sorprende come la decisione non sia stata affatto raffazzonata. Anzi, piuttosto meditata e, forse, ben concertata.
Dai post sui social di alcuni esponenti della curva Sud, infatti, emerge una chiara regia. “La decisione non rappresenta affatto uno stimolo, un pungolo. Bensì una punizione” si legge in uno di questi.
Tutto parte dall’ormai famigerata giornata dei comunicati, che ha dato il via ad una guerra di posizione e ufficializzato una frattura profonda che dura da agosto, col fuoco ‘amico’ di chi ha iniziato a sindacare fin da subito il progetto tecnico. In questo clima ormai incandescente arriva il mini sciopero di giovedì scorso della squadra. Una squadra prima autrice di un comunicato tutto fatti e poche chiacchiere (“dodici finali”) e poi così ingenua da rendersi protagonista di rimostranze e timori da sintetizzare in fuffa, per giunta improponibili dopo l’indecoroso pareggio col Città di Castello.
L’occasione giusta da riportare all’esterno con dovizia di particolari per far imbufalire i tifosi. Che allora, pur mantenendo le dovute distanze da chi gestisce il club, dopo il secondo pareggio hanno messo sul banco degli imputati Morgia, che in estate si era fatto garante dell’assenza di episodi simili.
Via tutti, hanno chiesto i tifosi. E allora che ti caccia dal cilindro la società? Mando via Battisti, sperando che gli altri lo seguano dimettendosi (nb: se ti esonero ti devo pagare, se ti dimetti no). Il congelamento dei rimborsi rafforza il concetto: i giocatori a cui non dovesse star bene sono liberi di andarsene, tanto i tifosi hanno già fatto sapere che in campo può pure scendere la juniores.
Dunque, altro che scossone. Se Morgia dovesse dimettersi, come quasi sicuramente farà oggi, non arriverà nessun allenatore “normale” in grado di schierare la squadra con un altrettanto “normale” 4-3-3 che possa provare a vincere le 9 partite rimaste. Tanto il problema non è tecnico. Non è questione di moduli, né di una rosa forte che non è riuscita ad imporsi su un campionato mediocre. Tutt’altro: la cosa assomiglia più alla pietra tombale del campionato. Poi non ci si lamenti che il pubblico non risponde.
E ora? Intanto si parte dal presumibile risparmio economico che avrà nei prossimi giorni il club (tanto ormai l’importante è pagare l’Iva, cit.), poi si potrà ripartire beatamente daccapo. Con la speranza che una società che è rimasta passivamente a guardare durante la “giornata dei comunicati”, possa finalmente svoltare in estate.
Cambiare tutto per non cambiare niente, parafrasando Tomasi di Lampedusa.