Alla vigilia avevamo scritto che contava solo vincere. E tanto è stato. Brutta gara, giusto un'occasione per L'Aquila, i risultati provenienti dagli altri campi, poi la mazzata dello svantaggio a pochi minuti dalla fine. Ma lì scatta qualcosa. La reazione c'è e succede tutto in pochi minuti. Ganci centra il palo e annullano il gol di Russo. Poi arriva il rigore del pareggio, il fallo di mano in area non ravvisato e l'espulsione di Calzola in un crescendo di emozioni che culmina nella girata di Minincleri e nell'assistente arbitrale che non sbandiera ma corre verso il centrocampo. È un attimo, ma ripaga dei chilometri trascorsi e della sofferenza della partita. È gol ed è finalmente vittoria in rimonta. E in pieno recupero. Come a L'Aquila non capitava da tempo. Al triplice fischio arriva un boato dal settore ospiti del Blasone, un urlo liberatorio che richiama la squadra sotto i propri tifosi. Insomma, tutto davvero emozionante e prezioso, soprattutto in vista di una trasferta durissima come quella di Rieti.
Ma poi a freddo arriva il momento della razionalità e non ci si può esimere dall'analisi di una partita che ha lanciato più di un campanello d'allarme in casa rossoblù.
Va detto, innanzitutto, che non ha convinto il passaggio al 3-5-2, che pure era stato varato per coprire una difesa in emergenza. Forse sarà stato un difetto di impostazione della gara, forse di modulo, forse la squadra sarà rimasta sorpresa da un Foligno che ci si aspettava attendista e che invece è andato a prendere alto L'Aquila, fatto sta che i rossoblù sono rimasti per 80 minuti in una sorta di limbo, senza riuscire né ad impadronirsi della manovra, né ad attendere strategicamente le mosse dell'avversario. Al che sono emersi tutti i limiti rossoblù. L'attacco ha perso pericolosità con le qualità di Minincleri arretrate in mediana, mentre il centrocampo ha sofferto oltremodo la densità e la propositività dell'avversario. Insomma, difficile trovare qualcosa di buono fino al gol del Foligno se non in una difesa che con Gagliardini e Sembroni si era disimpegnata con sufficienza. Poi il gol di Merkaj e, paradossalmente, la sveglia dei rossoblù.
Gli episodi. Hanno aiutato, indubbiamente. Ma fanno parte del calcio. Quante volte, al contrario, abbiamo criticato e sottolineato come questi famosi episodi arrivassero solo a favore degli avversari di turno? E poi, sinceramente, più si guardano le immagini, più irritano le accuse di partigianeria che gli umbri hanno rivolto alla terna arbitrale. Sul rigore Minincleri ha ricevuto un calcio in area. Non sarà stato un fallo cattivo, ma è stato agganciato. Russo era in posizione regolare sul gol annullato dopo il palo di Ganci (reggeva l'azione Pilleri), del fallo di mano in area di Orecchiuto nessuno ne parla e Calzola ha ricevuto il secondo giallo per un'entrataccia a dir poco da "arancione". Infine sul raddoppio, tacciato di evidente fuorigioco, ancora Pilleri reggeva l'azione. Complimenti a Guazzolini per la prestazione, ma accuse così pesanti andrebbero suffragate dalle immagini.
Di positivo? La reazione e un gruppo che non ha mollato dopo lo svantaggio. L'anno è lungo e di grandi gruppi agostani che a dicembre erano già sfaldati ne è piena la recente storia rossoblù. Ma ieri, giusto per fare un esempio molto concreto, il gruppo dell'anno scorso non l'avrebbe ribaltata neanche con due autogol. Poi i cambi: Ganci e Diktevicius hanno sottolineato con l'evidenziatore la prestazione di chi hanno rilevato. Ma nel limbo di cui parlavamo si sarebbe perso chiunque. A proposito di Ganci, secondo legno su punizione in due partite e assist per il raddoppio: la stoffa c'è. Infine Minincleri, lucido dal dischetto dopo una partita di sacrificio, chirurgico e talentuoso nella girata del raddoppio. Tre come i suoi gol e i punti di ieri.
E ora? Lavorare, lavorare, lavorare. Col morale alto ma coscienti che con una prestazione come quella di ieri a Rieti rischi l'imbarcata. Morgia non è fesso e sa che questo è il solo modo per lucidare una squadra che gli avversari chiamano corazzata ma corazzata non è.