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L’Aquila, delusione Fedeli. Si costruisca piano B con orgoglio e politica

Sedotta e abbandonata. Espressione più azzeccata non c’è per descrivere L’Aquila calcistica a poche ore dall’amaro epilogo della trattativa con Franco Fedeli. Un’autentica delusione da parte del proprietario della Elite. Dopo le visite allo stadio Gran Sasso, le dichiarazioni di concreto interessamento, l’offerta di dare una mano a prescindere dalle sorti della Samb (LEGGI QUI) e l’incontro dello scorso 8 giugno (LEGGI QUI), quando offrì di sobbarcarsi la metà del prossimo budget stagionale per prendere il 50 % delle quote e il diritto di prelazione sul resto per l’anno successivo. Per carità, legittimo cambiare idea, ma almeno non ci si metta più di un mese per farlo.

A meno che, viene da pensare, tutto non sia stato studiato a tavolino per paventare il pericolo abbandono sulla riviera delle palme e, quindi, farsi tornare a tirare per la giacchetta visto il rapporto incrinato con una parte della tifoseria, nonostante la serie D vinta e i tre play off di serie C.

Saranno dolori per l’attuale società, il cui unico neo in questa faccenda resta quello di non aver saputo accettare al volo la famosa offerta che Fedeli fece al ristorante di Zanon l’8 giugno scorso. Ma, sinceramente, la cosa sembra quasi marginale rispetto all’autentico pacco recapitato oggi dal patron della Elite.

Roba che De Paulis e Rossi sono andati fino a Pomezia per sentirsi ribadire interesse per squadra e piazza in ottica futura, ma senza vedere per il momento il becco di un quattrino. Né un ingresso societario, né una sponsorizzazione. Insomma, Fedeli rimarrebbe alla finestra in attesa di capire come andrà la stagione a San Benedetto per poi valutare di conseguenza l’acquisizione del club aquilano. E sul piatto cosa rimarrebbe per mantenere un piede al di qua del Gran Sasso? Un’amichevole e l’offerta di qualche ragazzo in prestito? Fedeli, ma ci faccia il piacere. Si risparmi l’amichevole e si tenga i baldi giovani.

L’Aquila sognava un futuro diverso, una solidità forse mai avuta prima, un progetto e un patron ambizioso. Era pronta ad accoglierla a braccia aperte, come un salvatore merita. E invece, a nove giorni dall’iscrizione, si ritrova con una pacca sulla spalla dopo due mesi di trattative.

Altro giro, altra corsa. C’è un piano B da costruire e l’amarezza, francamente, è che per aspettare Fedeli questo piano B non è stato coltivato per tempo. Troppi giorni persi. Ma è pur sempre una Promozione, signori. Non una serie C. Ecco perché, tutto sommato, potrebbe non essere l’ennesimo dramma sportivo.

Insomma, L’Aquila ora ha il dovere di trovare l’orgoglio e le risorse per allestire una Promozione. Innanzitutto verificando le risorse che Fabrizio Rossi aveva reperito per comporre il budget insieme a Fedeli. E a patto che in nove giorni si mobiliti anche la politica. L’amministrazione deve assumersi la responsabilità di non aver saputo seminare l’anno scorso, quando fece ripartire il calcio con scarsa lungimiranza. E deve sentire, quindi, il dovere di porre rimedio.  

Altrimenti meglio prendere atto, una volta per tutte, che lo sport in questa città non si può fare.  

Alessandro Fallocco