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Eccellenza, competizione di interesse nazionale? Il nodo dei contributi

Conclusa la ridda elettorale in Figc, che ha visto confrontarsi Sibilia e Gravina, con la larghissima vittoria di quest’ultimo (clicca qui per approfondimenti) è tonato ad essere argomento caldissimo: “L’Eccellenza, competizione di interesse nazionale”.

Sul tema, negli ultimi due giorni, si è registrata un’accelerazioni improvvisa a causa della forte spinta da parte di una buona fetta di società di Eccellenza che vogliono ripartire. Tant’è che le istituzioni interessate, Coni e Figc, hanno diffuso sull’argomento  tre comunicati stampa in una sola giornata. I primi due comunicati descrivevano dinamiche diverse ed opposte ma in serata è tornata di nuovo la sintonia tra le due istituzioni.

Proviamo a riannodare alcuni passaggi.

Nella giornata del 23 febbraio sia la Giunta Nazionale che il Consiglio del CONI, (clicca qui), non si sono espressi sulla faccenda perché l’argomento non era in nessun punto dell’ordine del giorno dei due organi collegiali. Ma l’attenzione sull’argomento è stata così pungente che l’indomani mattina il presidente Malagò ha diffuso una nota in cui in sintesi scaricava la responsabilità sulla Figc: “… nessuna decisione sul Campionato di Eccellenza può essere attribuita al CONI che si limita a recepire quanto deciso e trasmesso dalle singole Federazioni Sportive Nazionali, quindi nel caso in questione dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio.”  (clicca qui)

In serata il neo eletto presidente FIGC, Gabriele Gravina, con altra nota ufficiale, ha rimandato la palla al CONI precisato che: “La Federcalcio conferma di aver inviato formale richiesta al CONI al fine di condividere la ‘preminenza di interesse nazionale’ per il Campionato di Eccellenza”. Quindi viene descritta tutta un’altra dinamica, ma non finisce qui.

In tarda serata con il terzo comunicato della giornata, ritorna la sintonia tra le due istituzioni:  “… il CONI,-  afferma la FIGC in una nota stampa - ha condiviso che il Campionato di Eccellenza può considerarsi di “preminente interesse nazionale”, al fine di una sua ripresa dell’attività.

 

IL NODO DEI TEMPI

Il 16 marzo  sembrerebbe che si svolgerà la prossima riunione del CONI.  Al netto di un eventuale e non scontato anticipo della riunione, solo a metà marzo l’Eccellenza potrebbe essere riconosciuta come una competizione di interesse nazionale. Il che vuol dire che probabilmente prima di aprile non sarà possibile programmare, eventualmente, una ripresa del campionato di Eccellenza.

 

IL NODO DEI PROTOCOLLI

Nella riunione del Consiglio federale della Federcalcio, prevista nei primi giorni di marzo, saranno fondamentali le decisioni che assumerà la FIGC sulla tipologia di protocollo sanitario che, le circa 500 società di Eccellenza italiane, dovranno adottare per garantire i più adeguati livelli di sicurezza sanitari ai tesserati per fronteggiare il Covid -19 e con esso anche le varianti che al momento imperversano in Italia.

Nel dettaglio si vocifera di un protocollo molto simile a quello adottato dal campionato di Serie D: inserimento obbligatorio di un test settimanale entro le 48/ 72 ore prima della disputa della gara per tutto il gruppo squadra i cui esiti dovranno essere comunicati puntualmente ai Comitati regionali della LND oppure un protocollo light.

Intanto peggiora l’emergenza pandemica. Solo ieri sono stati + 3.000 i positivi rispetto il giorno precedente e in Lombardia ad esempio già si segnalano delle ripercussioni sulla attività sportiva di base. Nella provincia di Brescia alcune società hanno sospeso in via precauzionale gli allenamenti dei settori giovanili, ad esempio il Brescia calcio, una volta che è stata decretata la zona arancione.    

 

Il NODO DELLE COPERTURE ECONOMICHE, DEL FORMAT E DELLE RETROCESSIONI

Un altro scoglio che la FIGC dovrà superare è quello di quantificare, di concerto con il Coni e quindi il Governo, l’importo di un contributo straordinario per garantire l’effettuazione dei tamponi e della sanificazione degli ambienti con esonero, o comunque, con una forte riduzione delle spese a carico delle società di Eccellenza. 

Optare per un protocollo pesante, sulla falsa riga della Serie D, significa un grosso impegno economico per lo Stato ma una importante sicurezza sanitaria; un protocollo light comporta meno spesa per il Governo con una protezione sanitaria proporzionata al prezzo.   

Per l’ottenimento del finanziamento milionario occorre che il Governo fornisca coperture economiche certe ma ad oggi manca la nomina di un sottosegretario con la delega allo sport che il premier Draghi si è riservato di nominare successivamente (clicca qui).

Allo stato attuale infatti, in diverse Regioni, la maggioranza dei club chiede dunque garanzie economiche tangibili e garanzie nel rispetto dei protocolli per poter ripartire. Oltre alla concessione di contributi per far fronte alla ripresa, e al controllo sul territorio per evitare l’esplosione di pericolosi focolai, desta particolare preoccupazione la deroga all’art. 49 delle NOIF per non dar luogo a retrocessioni.

Quest’ultimo aspetto merita anch’esso grande attenzione, perchè appare chiaro che bisognerà definire dei criteri univoci e capire poi a chi spetterà l’onere di decidere se una società è in grado o meno di procedere con la ripresa. Linee guida anti-furbetti, a rischio di sembrare troppo autoreferenziali, perchè è chiaro che se dovessero ripetersi le situazioni capitate durante la prima ondata (rinvii incontrollati ndr) più che una ripresa rischierebbe di trasformarsi in un pericoloso boomerang. Il primo tempo è andato come sperato, ora però arriva il secondo e la Federazione è chiamata ad un atto di grande responsabilità.

 

I MALUMORI SULLA RIPARTENZA

A tutto questo si deve aggiungere che diverse piccole società di Eccellenza  soprattutto nel nord Italia, dove questo campionato non è cosi sentito, iniziano a rimuginare sulla necessità di ripartire: i club non sono intenzionati a fare enormi sacrifici economici per un campionato “farsa” - che consisterebbe nella disputa  del solo girone di andata- ; ma soprattutto con una economia nazionale così duramente colpita della pandemia molti sponsor hanno ritirato la propria disponibilità a contribuire mettendo in difficoltà cosi molti presidenti. Questa riflessione inizia a diffondersi anche in Abruzzo ed infatti il Casalbordino già si è espresso per la non ripartenza (leggi qui). Anche il Grottaglie in Puglia non vuole riscendere in campo. 

LA VIA D'USCITA 

Una via d’uscita potrebbe essere quella di fare arrivare nelle casse di tutte le società di Eccellenza importanti contributi, ma con la casella del sottosegretario allo sport ancora vuota, con i tempi così stretti – solo il 16 marzo si riunirebbe il CONI- e con il numero dei contagi che aumentano di giorno in giorno, la ripartenza è ancora possibile ma la strada è tutta in salita.