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Coas allenamenti, Lamorgese nega quanto Spadafora aveva concesso

Ma le scuole calcio o rugby, e le squadre dilettantistiche bloccate dal divieto del Dpcm possono comunque organizzare allenamenti individuali nei centri sportivi all’aperto o no? La risposta fino a poche ore fa era categorica: sì.

Come dicevamo per qualche ora ci si era illusi tutti. Poi è arrivata la stretta. Le scuole calcio e gli altri sport di base "di contatto" devono fermarsi. O almeno così vuole il Ministero dell'Interno, Luciana Lamorgese (in foto). Certo il Dpcm di domenica aveva lasciato aperti dubbi: la formula utilizzata - "sospensione dell'attività" - sembrava obiettivamente chiudere tutto ciò che riguardava gli sport di contatto che non fossero gli incontri di interesse nazionale. Poi però il ministro Spadafora, pubblicamente, aveva rassicurato, confortato dalle "domande e risposte" del Dipartimento sport sul Dpcm, che permetteva "gli allenamenti per sport di squadra in forma individuale, previo rispetto del distanziamento". (Clicca qui per approfondimenti)

Sembrerebbe però che già nelle scorse ore la Lega nazionale dilettanti del Calcio e le altre Federazioni avevano ricevuto indicazioni circa un chiarimento che avrebbe escluso per tutti la possibilità di andare avanti. Chiarimento che è arrivato attraverso una circolare dell'ufficio di gabinetto del Ministero dell'Interno. Dove, a pagina 4, si legge chiaramente una specifica che non lascia spazio a dubbi di interpretazione, parlando degli sport di contatto: "Per tali attività sportive vengono sospese non solo le gare e le competizioni ludico-amatoriali, confermando quanto già disponeva il precedente dpcm, ma altresì tutte le altre attività connesse, praticate a livello dilettantistico di base, le scuole e l'attività formativa di avviamento; sicché sono ricomprese nella generale sospensione anche le attività di allenamento svolte in forma individuale".

CONTRADDIZIONI —   Un’interpretazione a sorpresa, che contrasta peraltro con le FAQ pubblicate ieri dal ministero dello Sport. Non si capisce se si tratti di un equivoco o se invece, l’interpretazione restrittiva sia figlia della necessità di limitare gli spostamenti delle persone.

Dalla notte di ieri, il Dipartimento sport è al lavoro per capire l'applicabilità di una norma che non è nel Dpcm, ma che arriva comunque dall'autorità nazionale di pubblica sicurezza. Cosa fare? Se lo chiedono le 8 mila scuole calcio italiane e migliaia di altre scuole di sport di squadra all'aperto.