Lo vedi giocare e pensi: ma quanto si diverte Vittorio Esposito con il pallone? Tanto. Si, perché il suo modo di giocare è lo stesso di quando giocava da piccolo tra i vicoli della sua San Martino in Pensilis con gli amici, e che magari facevano a gara per averlo in squadra con lui. Beh certo, averlo in formazione era un’ ipoteca sulla vittoria. Chi lo assiste, torna a rivivere le sensazioni del calcio di un tempo, dove spasso e leggerezza padroneggiano quel mondo.
Tanti i soprannomi a lui accreditati, da furetto (troppo scontato!) a FantaVittorio, ma tutt’ Italia lo conosce come il Messi del Molise. E il paragone con la pulce argentina non può reggere, (e che regge ovviamente con le dovute proporzioni), soltanto perché Vittorio è destro. Si scherza.
Nato a Termoli nel 1988, ma sanmartinese doc. Esposito inizia a solcare i campi nella squadra del suo paese, il San Martino di Leo Tanga. “Fermatelo o quantomeno provateci”, saranno state le grida degli allenatori avversari intenzionati a incitare i propri difensori ad arrestare l’energia scalpitante del baby fenomeno. Non ci riusciranno. Il San Martino di Leo Tanga nel 2001 vincerà il torneo Giovanissimi e un osservatore della Juventus, si rende conto delle qualità del tredicenne Vittorio e lo porta ad un’ altra San Martino, di Castrozza. Nelle Dolomiti. Anche tra i bianconeri Espo fa bello e cattivo tempo con i suoi giovani compagni. E qui, la conosciuta leggenda della sua fuga per tornare a casa ad assistere la carrese in onore di San Leo che si celebra ogni anno il 30 di aprile. Solo leggenda, anche se la corsa dei carri trainata da buoi nei comuni del basso Molise è fortemente sentita, al di sopra della quale non c’è nulla. La seconda opportunità arriva al Bari, ma anche qui l’amore non sboccia.
Di seguito i lunghi trascorsi in Eccellenza e in Serie D. A Petacciato segna più di quanto giochi (54 gol in 48 partite). Poi Termoli, Campobasso e le esperienze abruzzesi a Sulmona e Giulianova. L’ exploit arriva nella stagione 2014/2015 con la maglia del Chieti sempre in Serie D. 27 presenze e 17 gol. Qui la chiamata del Pescara in B. Ed in questo caso è la dea bendata a voltargli le spalle: Espo si fa male alla spalla in Coppa Italia contro il Torino. In seguito il ritorno in Serie D con il Matelica.
Nel biennio marchigiano estro e fantasia non mancano. Punizioni magistrali, gol direttamente da calcio d’angolo, cucchiai, dribbling in mezzo a 4, 5 giocatori. Chissà che mal di testa che avranno avuto i vari difensori. Assist ai propri compagni come se non ci fosse un domani. Una velocità di pensiero fuori dal comune. Partite in cui vince praticamente da solo come il doppio confronto contro l’ex Chieti dove segnerà 5 gol in due partite ( tra cui la rete direttamente da corner) e il match di andata contro la Samb. Come si trovi in Serie D, non si sa. Genio e sregolatezza dicono.
Di certo è un calciatore senza filtri, quello che vedi è. Un esempio è l’ altro noto aneddoto che rende il calcio un mondo tanto romantico. 2012, Espo gioca col Termoli e i giallorossi sfidano in Coppa Italia la Torres. Ad un certo punto dopo aver propiziato (guarda un po) il gol del vantaggio termolese e dopo aver “dribblato tutta la Sardegna, isole minori comprese”, si procura un calcio di rigore. Un rigore però, non tanto netto. Qui Esposito, tra ciò che bisogna fare (segnare) e ciò che è giusto fare (sbagliare), sceglie la seconda ipotesi. Palla alle stelle, verso l’ infinito e oltre. Era anche quasi terminata la partita, perché infierire?
Inutile guardarsi indietro e pensare a cosa si sarebbe potuto fare. Per essere ricordato e per aver fatto qualcosa di bello per questo sport, non c’è bisogno di solcare chissà quale palcoscenico. Al contrario, il fatto che uno come Esposito non sia arrivato in Serie A o giù di lì, sempre per quel connubio tra genio e sregolatezza (un po come Ezio Vendrame, il best italiano che non ha mai superato la Serie B), ricalca il fascino del personaggio.
Ultimo anno prima della sospensione di tutto, con la maglia della Vastese (22 presenze e 5 gol). Si attende la fine di questo agognante periodo, per rivederlo in azione e rivivere quelle emozioni che solo il Messi del Molise può regalare.
Pierluigi Trombetta