In questi giorni si sono contrapposte varie figure di spicco tra esponenti del Governo e i principali vertici sportivi, da Malagò a Sibilia, passando per Gravina. In realtà l’ emergenza Coronavirus in ambito sportivo, riguarda tutte le sue componenti: dal calciatore, al tifoso, passando per l’ arbitro. Per questo le semplici porte chiuse non potevano garantire una totale sicurezza dal nemico invisibile. Per questo Marcello Nicchi, presidente dell’ Aia, ospite della Domenica Sportiva, alza la voce a sostegno degli arbitri.
“Sento parlare di tutto e di più, come se il campionato iniziasse domani, e non ho sentito proposte serie a tutela degli arbitri, motore determinante per la ripartenza. Siamo rispettosi, in attesa delle decisioni del Governo: gli arbitri lavorano atleticamente indoor con gli strumenti a disposizione. Gli arbitri, senza protezione, sono i più a rischio: le società si spostano con i mezzi del club, in gruppo, su vetture sanificate. Gli arbitri si muovono da soli, frequentano aeroporti e stazioni ferroviarie. Non è pensabile di mandare gli arbitri allo sbaraglio se non ci sono le condizioni per una ripartenza. Una cosa è mettere in sicurezza impianti di Serie A, altra quelli dei dilettanti.”
La stampa sportiva nazionale si è poi focalizzata sul Var, tema non influente per il mondo dilettantistico. Ma sui dilettanti il numero uno italiano dell’ Aia ha espresso parole se vogliamo anche più significative rispetto al discorso della moviola. “Mi preme il discorso dei Dilettanti: come si fa a mandare un ragazzo di 18 anni in campi di provincia dove non saprà a cosa va incontro? Se dovessimo ripartire domani, noi non ci saremmo. Gli arbitri sono preoccupati di poter rivedere le proprie famiglie, e bisogna cominciare a ragionare prima sulle cose.”
Pierluigi Trombetta