Le parole del presidente della Lnd Cosimo Sibilia, circa l’ ipotesi di ripartire il 17 maggio e di giocare per 3 volte a settimana, hanno disseminato malessere tra le società dilettantistiche. Sotto all’ articolo postato dalla nostra redazione, molti sono stati i commenti di contrarietà riguardo a tale possibilità.
A titolo di cronaca si tratta solo di un’ ipotesi e non può essere altrimenti, visto che non si sa realmente quando il Paese uscirà dall’emergenza da Covid-19 e per questo non vi può essere una data precisa per poter ripartire.
Di certo fare un tour de force dal 17 maggio fino al 30 giugno non sembra essere una pista percorribile. Ciò non è percepibile facendo riferimento tanto alla Serie D, ma soprattutto alle categorie inferiori nella quale il calcio sfocia più sulla passione e sul divertimento che sul lavoro. Per quanto a onor del vero tanto scetticismo nel ripartire è stato accusato anche nel professionismo, in Serie C durante un’ assemblea dei club tenutasi in video conferenza. Ma più si scende di livello più si palesano difficoltà a pensare di giocare più volte a settimana, tenendo conto che nelle categorie provinciali può essere dispendioso già giocare due volte in 7 giorni durante la stagione, per via di un turno infrasettimanale o di un turno di Coppa Italia. Dalla Terza alla Prima Categoria, anche se si possono fare molti esempi in Promozione e in Eccellenza, i vari calciatori hanno un’ attività lavorativa divergente da quella calcistica, che può essere un’ aggiunta o prettamente un momento di di svago. E il già combinare le due cose impiega molteplici sacrifici.
Giocare per tre volte a settimana significherebbe dedicarsi completamente al mondo del calcio, considerando anche gli eventuali allenamenti. Aprile è ormai giunto e una risposta su come si evolverà la vicenda ancora non si può dare.
I vari organi sportivi federali, pur certamente avendo capito l’ attuale situazione che l’ Italia e non solo sta vivendo, quantomeno ci proveranno a ripartire in un modo o in un altro nel caso in cui l’emergenza si risolvesse. Addirittura ieri Gravina ha ipotizzato di prolungare la stagione fino a settembre e a ottobre.
Il non giocare comporterebbe a svariate complicazioni, come i verdetti d’ ufficio, dove non è stata optata alcuna modalità a tal riguardo nel caso in cui non ci fossero concretamente le soluzioni per poter ripartire. Saranno il governo e gli esperti sanitari a pronunciarsi quando la pandemia sarà definitivamente finita o giù di lì. Da considerare che le decisioni dovranno essere prese in maniera uniforme tra un Comitato e un altro, ed è risaputo che molte regioni sono più colpite rispetto ad altre. Il Comitato Lombardia infatti ha inviato una pec a tutte le società dando il proprio parere se tornare a giocare oppure no.
Al fine di rispettare tutte le società dilettantistiche (grandi e piccole), bisognerà avvallare un percorso percorribile, figlio del buon senso, sia se vorrà ripartire, sia riguardo al congelamento della stagione e consegnare verdetti d’ufficio.
Pierluigi Trombetta