Un’ estate davvero turbolenta per L’Aquila calcio. Non che sia una novità, però quest’ anno con il fatto che si ripartiva dal basso con un progetto nuovo e pulito, si auspicava che le questioni societarie fossero meno estenuanti. Eppure nonostante il caos iniziato a maggio con la logorante telelenovela Fedeli, e conclusosi con il passaggio di proprietà da De Paulis al Trust e alla successiva rottura tra gli stessi neo soci con i finanziatori locali, c’ era un giocatore che non aveva dubbi sul colore di maglia che avrebbe indossato per questa stagione.
Se in questi tre mesi, per puro caso s’ incontrava Nicola Di Francia per le vie della città e si chiedeva sul suo futuro, la risposta era una sola: “Resto a L’Aquila”.
Si il capitano non ha mai nascosto della sua volontà di voler continuare il percorso iniziato con Cappellacci in Prima Categoria. Lui che lo scorso anno rispose presente scendendo di due categorie per aiutare L’Aquila, la squadra della sua città, a ritornare in campionati dignitosi del suo blasone, con la fascia da capitano sul braccio.
Con il suo carisma trascinò la squadra anche nei momenti più bui della stagione, come la sconfitta contro il Pizzoli alla prima giornata. Suo il gol della rivincita nella gara di ritorno, all’ ultimo minuto. Sotto la curva. Lo stesso capitano che dopo il primo caso rimborsi scoppiato nel pareggio di Pescina contro il San Benedetto, tranquilizzò la piazza: “Tranquilli, siamo stanchi, ma la squadra è unita. Andiamo avanti.” Assieme ai tifosi e ai suoi compagni di squadra ha sofferto vedendo che la fumata bianca nella trattativa con Fedeli non arrivava e che poi non arrivò. Stessa cosa successivamente, con Iannini e De Paulis che non riuscivano a mettersi d’ accordo e il tempo passava inesorabilmente. Poi la svolta con il Trust, con Di Francia che non ci ha pensato due volte ha dare conferma, e a posare nello spot della campagna abbonamenti “L’Aquila siamo noi”.
A L’ Aquila ci si è sempre domandati se si può fare calcio, se ci sono le risorse. Ma una cosa nel capoluogo di regione c’è e che in altre piazze è difficile trovare: la bandiera.
Pierluigi Trombetta