L'Aquila, un giovedì da leoni. La squadra resta tra ambiguità che la proprietà è chiamata a chiarire
Ieri l'ennesima pagina triste della storia rossoblù, questa volta col lieto fine. Oggi l'addio di Brenci e il tesseramento del giovanissimo Tiari.
Tutto parte da una mensilità (la terza) che non arriva. Ci risiamo? No, si supera anche questo perché Dionisi, amministratore in pectore, mostra a tutti l'accredito sul conto corrente della società di una somma sufficiente a pagare, raccolta da Chiodi, Mancini, Mililli e il gruppo Rossi/Sbarzella. Il problema è legato solo a un discorso di firme in banca dopo le ultime decisioni sul cda. Quindi, disappunto a parte per il ritardo di giorni, tutto si risolve.
Ma, a quel punto, il colpo di scena. In sede arrivano Fabrizio Rossi e Fabio Aureli, che in buona sostanza suggeriscono di svincolare i giocatori che vogliono andar via. L'invito di commercialisti e consorti di esponenti della proprietà? O forse un semplicissimo tentativo di razionalizzazione? Fatto sta che alla squadra suona come una bandiera rossa per il toro. E vari elementi iniziano a chiedere con insistenza la lista di svincolo al povero Mario Bastida. Dionisi e Rotilio allora iniziano a prender sotto braccio le persone per convincerle a rimanere tutti insieme in trincea. Chi assicura un futuro dignitoso, chi suggerisce qualche taglio pur di assicurare le mensilità future. Tutto e il contrario di tutto. Insomma, non si capisce più niente. Finché Battistini non chiama Chiodi e gli dice che o restano tutti, o vanno via tutti. E alla fine una squadra che razionalità "calcistica" avrebbe voluto svincolata, non si sa più per quale bel sentimento, decide in blocco di restare tra mille perplessità e se ne va a cena al solito ristorante "rifugio" della Capannina, per fare ancora di più gruppo.
Meriterebbero una statua questi ragazzi, o almeno mille persone allo stadio che li omaggino del meritato affetto. E invece si ritrovano un Gran Sasso svuotato causa disaffezione cronica dopo tre anni di figure barbine, proclami non mantenuti e ambiguità. A proposito, un paio di interrogativi per neo dirigenza e proprietà. Fabio Aureli fa ancora parte dell'organigramma? C'è una proprietà che vuole ridimensionare e un'altra che vuole "porre le basi per tornare a vincere" (cit. conferenza stampa)? Perché di tutto c'è bisogno tranne che di ulteriori ambiguità.
E poi, visto che ci siamo e che è stata giustamente curata per la prima volta l'area relazioni esterne: perché questa società che deve spaccare l'euro prende un ds (nessun sindacato sulla persona, ci mancherebbe) per non fare mercato? Ed è vero che l'ex consigliere Del Giudice è andato via con qualche "ricordo" di questa brevissima e utilissima esperienza aquilana? Nessuno scandalo, per carità. Sarebbe solo un errore da cui imparare. L'ennesimo.
Alessandro Fallocco