Monterosi – L’Aquila, il giorno dopo. Iniziamo da cosa non ha funzionato. Coppola ieri è stato esplicito: “Non è andato niente. La sconfitta è meritata”. Cosa aggiungere a poche ma significative parole?
In una partita come quella di ieri, andare a parlare di difesa alta, di spazi, di mancata pressione e di movimenti sbagliati sarebbe come sparare sulla croce rossa.
Però verrebbe pure da dire che a volte determinate partite si impostano anche sull’avversario, le cui caratteristiche migliori andrebbero quanto meno limitate. Ieri invece L’Aquila è sembrata valorizzarle le peculiarità del Monterosi. Pressione inefficace su Matuzalem, reparti larghi e difesa alta a soffrire il lancio sistematico su Palumbo. Più in generale, la sensazione è che quando L’Aquila incontra avversari di livello che non fanno fatica a contenere il fraseggio rossoblù e che del contropiede fanno la propria arma migliore, puntare su un modulo e un atteggiamento tattico che scoprono decisamente il fianco alle ripartenze organizzate risulta a dir poco rischioso.
Tutto facile col senno del poi, direte voi. Ma non è un caso che L’Aquila stia provando da tempo il 4-3-3. Con le due varianti della coppia di centrali senior e un fuoriquota in mediana, oppure con l’under in difesa e un terzetto esperto a centrocampo. Sarà stato soprattutto un problema di atteggiamento e non di modulo, ma chissà che il ritorno al 3-5-2 “ibrido” (con Minincleri a metà tra mediana e attacco) non abbia finito per confondere ulteriormente le idee.
A proposito, se 4-3-3 dovesse essere, manca all’appello un terzino destro fuoriquota. Serve qualcuno che dia sicurezza, in una zona del campo dove di ruolo al momento c’è solo Arboleda.
Atteggiamento, dicevamo. Forse il 70-80% delle cause della debacle di ieri. E’ mancata la “cazzimma”, si direbbe in Campania. Quella cattiveria agonistica che ti fa vincere sulle seconde palle e che ti consente di volgere a tuo favore il primo episodio della gara. Senza, non ci sono moduli e valori tecnici che tengano. Senza, non si vince uno scontro diretto. Senza, si prende l’ennesimo gol un minuto dopo averne segnato uno, quello della speranza.
Finiamo a parlare del valore di una sconfitta. A parti invertite, si starebbe parlando di un grande messaggio lanciato al campionato ed alle inseguitrici. Nel leccarsi le ferite, invece, si può solo osservare che le dimensioni della sconfitta, alla luce del risultato e per quanto visto in campo, hanno fatto L’Aquila piccola piccola e il Monterosi uno schiacciasassi. Non può essere così. Altrimenti la forbice tra laziali e rossoblù, a fine anno, dovrebbe attestarsi sui venti punti. Insomma, ci vuole equilibrio, anche dopo una batosta come quella di ieri. Campionato compromesso? No, vista una vetta che resta a portata di mano e i tanti scontri diretti in programma. Domenica, per esempio, il Monterosi sarà di scena a Rieti, con L’Aquila obbligata alla vittoria col Foligno. A patto che, subito dopo, si inverta il trend davvero negativo degli scontri diretti (Rieti, Ostiamare e Arzachena). Margini d’errore ridottissimi.