Fotografano esattamente quello che oggi è il mondo L’Aquila calcio le parole che Morgia ha sputato nel post gara di L’Aquila – Lanusei. Non sono un fulmine a ciel sereno, né innovano particolarmente il Morgia pensiero rispetto a quanto dichiarato fino al giorno prima. In quante occasioni il tecnico rossoblù aveva dichiarato che troppa frenesia non aiuta a vincere? Quante volte è stato ribadito che il progetto tecnico è ben più ampio dei 90 minuti domenicali? Sbaglia chi si individua come obiettivo specifico delle dichiarazioni del tecnico o vi ravvede qualcosa che esula dalle competenze di un allenatore. Perché è vero che un tecnico è un dipendente della società, ma è pur vero che Morgia è una figura che esce dalla panchina e va valutata a tutto tondo. Esempio banale: quanti allenatori in una partita delicata avrebbero schierato al centro della difesa un ’99 che fino all’anno scorso militava negli allievi rossoblù? Altri avrebbero cambiato modulo, adattato giocatori, accampato scuse. Non vuole essere uno spot, ma la diapositiva di un progetto che Morgia vuole portare avanti, magari anche vincendo. E che non a caso aveva illustrato con chiarezza alla proprietà in estate.
Ma qualcuno ancora fatica a seguirlo, sia in società che nella piazza. E Morgia lo ha detto, più o meno esplicitamente, in più di una intervista. Se chi detiene il club non ha mai perso occasione per dire che non capisce nulla di calcio, figurarsi se riesce a resettare tutto nel giro di qualche mese dopo quattro anni in cui l’universo rossoblù è girato esclusivamente attorno a prima squadra, black out invernali, squadre puntualmente da smantellare ad inizio estate, contratti pesanti in eredità e settore giovanile farlocco.
Ora, che l’ambiente sia spaccato è evidente a tutti. Quello che forse non è chiaro è che l’allenatore, ovviamente, fa il mestiere suo. Se si chiama Morgia e lavora nel calcio da quarantotto stagioni, ci metterà pure qualcosa di suo. Alzi la mano chi pensa che un ambiente diviso possa giovare ad una squadra che vuole vincere. In questo senso Morgia, a suo modo, ha detto un’ovvietà: ci vuole unità d’intenti per vincere. Ma lo ha detto dopo il primo successo casalingo, quello che tutti aspettavano con ansia. Lo ha detto, cioè, quando tutti si aspettavano le solite discettazioni post vittoria che invece Morgia ha saltato a piè pari, per ribadire qualcosa che aveva dichiarato anche dopo aver perso.
Anche Morgia, d’altro canto, deve a sua volta comprendere la piazza per poterne continuare a scaldare il cuore. Un ambiente stanco, sfilacciato, ancora ferito dallo scandalo Dirty Soccer e deluso da una società che a quello scandalo non è riuscita a reagire. Insomma, la contestazione di domenica ha radici profonde. Affonda nelle incertezze di una società che in quattro anni di calcio ha imparato poco e niente e che continua a subire gli eventi invece di saperne comunicare la maniera giusta per affrontarli. In tempi non sospetti la tifoseria aveva comunicato alla società che l’unico modo per recuperare la fiducia persa era vincere. La contestazione di domenica era la più naturale delle conseguenze alla lettura di una classifica che non era affatto in linea con il “patto” estivo. Dunque, cosa dovrebbe fare la proprietà? Senz’altro decidere cosa fare da grande. Lasciare o affrontare con vero entusiasmo la sfida lanciata dalla tifoseria. Nel mentre, sposare convintamente e sviluppare il progetto di Morgia potrebbe essere di certo un modo per maturare.
Insomma, ancora una volta, le parole di Morgia come un sasso nello stagno. L’occasione per tutti per riflettere.